Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/152

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sposa. Dei Romani basti ricordare Siccio Dentato che di spoglie opime possedeva un flagello. Più tardi i re, gli imperatori, i papi la caterva dei minori potenti e municipii perfino venderono a contanti la nobiltà; Genova in specie ne cavò buona somma di danaro per sopperire ai bisogni del pubblico, o la dettero in premio (non sono io che lo dico, bensì Cornelio Agrippa cavaliere dorato, dottore di leggi e di medicina, astrologo di Sua Maestà Carlo V) ai ruffiani, agli avvelenatori e ai parricidi, agli adulatori, ai calunniatori, agl’imbroglioni, ai traditori, agli assassini, alle spie, ai padri infami, ai mariti becchi231. Io leggendo dapprima queste gravi cose stetti in forse se le dovessi credere o piuttosto attribuire a soverchio di bile del mordace scrittore, ma vincendomi l’autorità del nome, volli prenderne più minuta informazione e veramente trovai che le parole dello Agrippa erano tanti evangeli; nè ciò soltanto presso i principi pagani, che sarebbe stato meno male, ma tra i cristiani altresì; anzi, tra i cristianissimi, peggio che altrove. — Troppi gli esempi e sazievoli d’invereconda disonestà; basti tanto, che certo scrittore francese rinfacciava alle casate più illustri di Francia non trovarsene pure una, la quale non dovesse o l’origine o lo incremento della sua ricchezza alle arti meretrice di qualche nonna o bisnonna. La nobiltà dell’asino rimase inalterata; nè a re, nè a im-