Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/138

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mignona, ed acconciatala con due fette di pane sotto le ale e alquante foglie di salvia, nella guisa che i giovincelli di bella speranza premiati escono dal ginnasio coll’alloro e coi libri sotto il braccio, l’abbandonò al vortice del girarrosto, il quale stridendo pareva gioire di esporla con alterna vicenda all’azione del fuoco. Allora l’orfana infelicissima sentì andarsi per le ossa un gelo, il lume degli occhi le venne meno, e aperte le ali, le scosse alquanto e poi tirati gli ultimi tratti cessò479. Il priore chinatosi a terra vi raccolse un cadavere; l’anima dell’Oca figlia sopraffatta dal dolore tenne dietro all’anima della Oca madre, colà dove vanno dopo morte gli spiriti delle Oche. Il priore pertanto, tolto ch’ebbe in mano il cadavere infelice e sportolo verso la Caterina, è fama che in questa sentenza favellasse: «e talvolta accade, Caterina mia, che le Oche muoiano di accidente siccome questa: ciò poi non pregiudica nulla la bontà loro: la mangeremo rifatta con le lenticchie domani.»

Qui l’Asino sopra pensiero volle mettersi la mano in tasca per cavarne fuori il moccichino ed asciugarsene le lagrime, immemore che gli Asini non costumano tasche nè fazzoletti, per la quale cosa negli estri della orazione tale si diè di una zampata nelle costole, che con danno gravissimo del suo decoro si sdrucì un braccio e più di pelle: ond’ei con troppo maggiore verità di