Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/35

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vicine, che lo ricevevano in ginocchioni, un torrente di armonia e queste lo consegnavano alle più lontane, le quali poi lo trasmettevano alle lontanissime, sicchè i silenzii della notte fremevano di piacere.

Gli astanti rapiti in estasi non si accorsero del mio entrare nella sala e nè anche delle mie pedate, un po’ per la diligenza che posi a camminare in punta di piedi, un po’ pei soffici tappeti che gli ammortivano.

Cosa bella mortal passa e non dura.

Epperò anche quella luce di canto ad un tratto tacque: allora le creature melense, che facevano corona alla fanciulla, proruppero in orribile strepito di smanacciate e di urli: brava! ma brava! bravissima! io poi, che mi sentiva rimescolato dentro le viscere e versava dagli occhi lungo il muso lacrime di tenerezza, non sapendo frenarmi, mi levai sopra le zampe di dietro e voglioso di stringermi al seno la sublime fanciulla le posi su gli omeri delicati le mie zampe davanti; aveva fatto anche pensiero di salutarla col verso dolcissimo del Petrarca:

Oh aspettata nel cielo anima eletta!

ma come andasse io non so; nel tumulto degli affetti dimenticai il verso, e non potei