Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/78

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Nato pertanto o cresciuto nella patria di Niccolò Macchiavello, non fa specie s’io giorno e notte mi versassi nella politica: ed avendo cercato con amore il suo volume, egli m’insegnò parecchie sentenze e belle, le quali a ridire tutte ci vorrebbe troppo: favellerò di alcune. Egli mi disse che il Popolo vissuto in servitù riesce ottima leva per alzare pesi, ma guai se si avvisa da un punto all’altro affibbiarsi la giornea di architetto: tolta via la iniquità degli ordini antichi, essere urgente che i cittadini illustri stringansi a fare argine con gli esempii, i costumi buoni e il coraggio egregio, finchè dietro a loro non se ne fabbrichino dei nuovi migliori. Parlisi al Popolo di diritti e di doveri, ma più di questi che di quelli, e non si consenta che a modo suo e spontaneo gli eserciti; tanto varrebbe ad uomo, per arte del cerusico liberato appena dal male delle cateratte, dargli a leggere la Biblioteca del Viaggiatore impressa per David Passigli e Compagni. L’uomo è animale di abitudine, e finchè questa non resti vinta dallo studio e dalla pratica contraria se lo lasci in sua balìa tornerà a fare lo stesso. Piglia un paio di dadi e sopra le sei faccie del cubo segna un uno e poi tira e ritira e tira poi: quanto leggi su i dadi? Assi sempre. Or fa il tuo conto: la tirannide stimmatizza le popolesche anime da tutte le bande: viltà, viltà, viltà. Miracoli in politica o in arme non attenderò mai; Dio sta con chi