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256 Brani di vita

non ha fatto la Spagna? Ma la lue cattolica delle fraterie e il giogo della dominazione episcopale non le lasciano speranza di migliori destini e non può levarseli di dosso. Quanti sogni di star meglio facemmo noi ad ogni cambiar di Ministri? E si rimase sempre così, se non peggio, e non per sola colpa dei Ministri!

È inutile! Non si vince la indifferenza di un popolo intero con un consiglio; non si rinnova in Italia un più sano concetto della morale con un rimprovero, per quanto giusto e meritato. Non abbiamo noi visto gli sfregiati delle Ferrovie meridionali, della Regia, della Banca Romana, del Banco di Napoli, assolti e talora assunti ai più alti uffici dello Stato? Non vedemmo ieri schernito e ammazzato chi teneva desta una grave quistione morale e gli accusati di oggi condurre al trionfo e coronare di quercia e di alloro l’accusato di ieri? Si declamò e si rise per un giorno, poi furono dimenticati i trionfi come le deplorazioni, le apoteosi come le censure e nell’isocrono succedersi dei Ministri ne rivedremo anche di quelli che parevano affogati per sempre nel pantano delle loro colpe.

Quando in faccia al sospetto di un reato infame che colpiva, con troppe apparenze di verità, uno dei depositari della pubblica fiducia, molte coscienze che prima già sonnecchiavano, si ridestarono indignate; molti giornali che già coprivano di contumelie gli agitatori della quistione morale, si levarono a campioni della moralità. Troppo tardi! Bisognava cau-