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si vede troppo bene anche senza usare i lumi della psichiatria. Il fenomeno merita davvero d’essere studiato, non tanto come tale, quanto per gli effetti che ha avuto: ma il farne un parallelo con Cola di Rienzo mi pare una di quelle audacie in cui la psichiatria ora è maestra. Ma che sappiamo noi del tribuno del medio evo di così preciso, di così sicuro, di così intimo da poter osare uno studio intorno alle sue facoltà intellettuali? Le cronache del tempo sono sobrie in fatto di particolarità personali e resta poi sempre a stabilire se il racconto loro sia conforme alla verità. La biografia che l’egregio alienista dei Due tribuni chiama la Vita di Cola di Zeffirino Re, è di autore incognito e si è disputato assai se fosse contemporaneo. Certo è scritta con quella evidenza delle cose popolari d’allora, ma i particolari sono accettabili in tutto? Mentre vediamo esitare il Muratori, vediamo l’alienista accettare non solo ad occhi chiusi, ma attribuire al Re, morto da non molti anni, una scrittura del secolo XIV. Come possiamo dunque accettare per indiscusse le deduzioni che trae lo scienziato da una biografia letta così volando? Come possiamo accettare i termini del confronto che egli vuole istituire tra il Coccapieller e Cola di Rienzo? Via, la psichiatria corre un po’ troppo.

Non bisogna giudicare della storia antica coi criteri appropriati ai fatti presenti, Atti che allora erano comuni e giustificati ora sarebbero strani e pazzeschi: ma ciò non vuol dire che fossero pazzeschi allora. La liberazione de’ prigionieri potenti non è un caso isolato e nel secolo dopo ne abbiamo un famoso esem-