Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/115

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il cuore malato 105

che da tanto aspettava perchè un amico gli offriva la possibilità di compiere in sua compagnia un viaggio in India da lui lungamente desiderato e gli toccava partire il domani. Chiedeva perdono alla dolcissima amica della mancata promessa, assicurandola che ne avrebbe portato in cuore il soave ricordo pei mari lontani e per le favolose terre e le baciava con devozione le bellissime mani.

— È un addio, — si disse donna Giacinta con gli occhi cupi fissi al suolo sopra una screpolatura del gradino e le parve che il marmo si muovesse, che ondeggiasse sotto i suoi piedi. Egli partiva, così, con tre righe di saluto, così come si lascia una conoscenza di ieri, non come si abbandona l’amante di un anno. Ed ebbe un impeto di corsa in tutte le sue membra come se l’istinto di balzare verso lui, di fermarlo, d’impedirgli quella partenza la sospingesse e la incitasse irresistibilmente. Forse ella era ancora in tempo, forse con l’automobile a tutta corsa senza porre indugio poteva arrivare a Luigi, scongiurarlo di non partire a quel modo, senza una parola di spiegazione, senza un addio più dolce.

Salì lentamente fino alla sua camera e vi si rinchiuse per meglio riflettere. Ma comprese ben presto che quel correre a lui come una mendicante d’amore che implora pietà