Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
152 | questa è la verità |
dalle labbra sottili, si rischiarò d’improvvisa gioia quando una figurina bianca ed un ombrellino rosso apparvero tra i palmizi del viale e l’ombrello vermiglio, simile a un grande fiore, si agitò verso di lui in un gesto di gaio saluto.
Sergio Kadar protese tutte e due le braccia dalla balaustrata, quasi per afferrare la donna e sollevarla in un attimo fino a sè e poichè ella s’avviava alla gradinata egli le corse incontro e congedò con un cenno gli tzigani taciturni.
Bianca Olinti, chiusa in una giacca mascolina e in una corta gonna di panno avorio, con un grande fiore rosso all’occhiello e un enorme paradiso nero sul piccolo cappello calzato fino alle sopracciglia, appoggiò il dorso alla balaustrata con le mani a mezzo affondate nelle tasche della giacchetta e prima di parlare lasciò che Sergio la baciasse con religione e poi deponesse con cura l’ombrellino rosso; ma quando parlò ella disse una cosa grave: — Mio marito giunge domani.
Sergio Kadar si piantò dinanzi a lei con un volto così tenebroso ch’ella ne sorrise scuotendo il capo con una specie di pietosa ironia.
— Che aria tragica, povero Sergio! Evidentemente questo annunzio non vi procura uno straordinario piacere, — ella disse ridendo con leggera malizia; — eppure, — continuò — non v’è proprio alcun rimedio; egli verrà