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316 il vigile amore

pletamente. L’ho promesso a me stessa nelle ore più tristi del male, quando ti vedevo curvo su di me col volto disfatto, quando dubitavo di poter ancora vivere, di poter ancora parlare. È quasi un voto che io devo sciogliere. Ascolta.

Stanchissima, anelante, Maria-Clara s’abbandonò sui cuscini con un cerchio d’ombra intorno agli occhi ingranditi dall’ansia.

Leonardo si mise l’indice attraverso alle labbra e stette a contemplarla calmo finchè ella non si fu placata, finch’ella non respirò di nuovo leggera con occhi più dolci. Allora sedette accanto al letto basso e disse sommesso con un sorriso mite:

— Il tuo voto lo scioglierò io stesso, senza che tu t’affatichi e t’inquieti.

Maria-Clara gli dilatò in volto due occhi sbigottiti, accennò a parlare.

— No, — proseguì Leonardo Romei, imponendole silenzio col gesto, — taci ora; parlerò io per te. Tu vuoi raccontarmi la piccola storia di Riccardo Lari, il mio bel nipote; tu vuoi confessarmi che sei stata per un giorno intero in procinto di tradirmi e che solo la volgarità mediocrissima di quel povero Riccardo ti ha salvata dal cadere, come dicono i teologi, nel nero abisso della colpa. È questo, non è vero?

L’inferma rispose con un gemito fioco.

— Ma tu t’inganni; — continuò Leonardo