Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/77

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l’immagine e il ricordo 67

parco quasi allo stato selvaggio e pieno di una vegetazione tropicale. Là noi ci davamo convegno ogni giorno durante il mese ch’io rimasi alle Antille e spesso, giungendo, io la scorgevo di lontano per i viali immensi tagliati con l’accetta in quella specie di foresta vergine, adagiata con la sua amica in una di quelle vecchie carrozze tipiche di Cuba che hanno due sole ruote altissime e un gigantesco timone. Un piccolo negro in livrea rosso e oro e stivali alla scudiera sedeva alla postigliona in groppa al cavallo coperto di finimenti d’argento, e nulla era più pittoresco di quel corteo fiammante e luccicante sotto il verde cupo dei palmizi colossali che mi veniva incontro di carriera e dal quale mi sorrideva una bella donna e una piccola mano mi salutava.

Fu un amore esotico che mi lasciò nel ricordo quasi un odore di vainiglia e un sapore d’ananas, così dolce, così pieno di grazia e d’imprevisto che non lo scorderò finchè vivo.

Ma giunse la vigilia della partenza e noi piangemmo l’una nelle braccia dell’altro come due morenti che si lasciano per l’eternità. Sapevamo che non ci saremmo più riveduti nella nostra vita e questa certezza quasi tragica dava al nostro addio non so qual senso di fatalità terribile e squisita. L’amore non era ancora morto e il desiderio non era an-