Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/27

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libro primo - capitolo xi 21


e’ primi re romani, o che per la lunghezza del tempo sono tenuti legittimi. Di questi tali, se hanno la autoritá sciolta, si truova pure qualcuno che governa giustamente, in modo che merita el nome di essere buono principe; ma io non so quali che riduchino el regno a quella perfezione di ordini che meritamente doverrebbe essere, cioè a ordinarlo in modo che non e’ figliuoli o e’ piú prossimi abbino el regno per ereditá, ma che si succeda per elezione. E se in alcuno regno è stata questa instituzione, credo che ve l’abbia conservata piú qualche necessitá che la voluntá di chi ha regnato, perché troppo grande è lo amore che e’ padri portano a’ figliuoli, né piccolo è quello che si porta a lasciare illustre la memoria della sua casa.

Però questi pensieri che e’ tiranni deponghino le tirannide, e che e’ re ordinino bene e’ regni, privando la sua posteritá della successione, si dipingono piú facilmente in su’ libri e nelle immaginazione degli uomini, che non se ne eseguiscono in fatto; anzi, quanto e’ ragionamenti de’ privati ne sono spessi, tanto ne sono rari gli esempli; e però meritano minore reprensione coloro che non fanno le cose, simili alle quali si truovano pochissimi e forse nessuno che abbia fatto.

CAPITOLO XI

[Della religione de’ romani.]

Certo è che e l’arme e la religione sono fondamenti principali delle republiche e de’ regni, e tanto necessari che mancando ciascuno di questi si può dire manchino le parte vitale e sustanziali; ma io non so giá se sia vero che se s’avessi a disputare a quale principe Roma sia piú obligata, o a Romulo o a Numa, che Numa meriti la prima laude, né che le difficultá di Numa fussino maggiore; anzi io inclinerei piú presto nel contrario, e mi pare si possi mostrare con una ragione