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132 | storia d'italia |
III
Travagliavano in maniera tale le cose di Toscana. Ma in questo mezzo il re di Francia, acquistato che ebbe Napoli, attendeva, per dare perfezione alla vittoria, a due cose principalmente: l’una, a espugnare Castelnuovo e Castel dell’Uovo, fortezze di Napoli le quali si tenevano ancora per Ferdinando, perché con piccola difficoltá aveva ottenuta la Torre di San Vincenzio, edificata per guardia del porto; l’altra, a ridurre a ubbidienza sua tutto il reame: nelle quali cose la fortuna la medesima benignitá gli dimostrava. Perché Castelnuovo, abitazione de’ re, posto in sul lito del mare, per la viltá e avarizia de’ cinquecento tedeschi che v’erano a guardia, fatta leggiera difesa, s’arrendé, con condizione che n’uscissino salvi, con tutta la roba che essi medesimi potessino portarne; nel quale essendo copia grandissima di vettovaglie, Carlo, senza considerazione di quello che potesse succedere, le donò ad alcuni de’ suoi; e Castel dell’Uovo, il quale, fondato dentro al mare in su un masso giá contiguo alla terra, ma separatone anticamente per opera di Lucullo, si congiugne con uno stretto ponte al lito poco lontano da Napoli, battuto continuamente dall’artiglierie franzesi, benché potessino offendere la muraglia ma non il vivo del masso, si convenne dopo non molti dí d’arrendersi, in caso che fra otto dí non fusse soccorso. E a’ capitani e alle genti d’arme, mandate in diverse parti del reame, andavano incontro, parecchie giornate, i baroni e i sindichi delle comunitá, facendo a gara tra loro d’essere i primi a ricevergli, e con tanta o inclinazione o terrore di ciascuno che i castellani delle fortezze quasi tutti senza resistenza le dettono; e la rocca