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perché aveva composto in tutto la guerra co’ svizzeri: ma queste speranze, per la varietá della natura sua e per essere consueto a confondere l’uno con l’altro de’ suoi concetti mal fondati, si scoprivano ogni dí piú vane; anzi oppressato dalle sue solite necessitá non cessava di richiedergli spesso di danari. Però Lodovico e Ascanio, non sperando piú negli aiuti suoi ed essendo continuamente sollecitati da molti gentiluomini di Milano, soldati ottomila svizzeri e cinquecento uomini d’arme borgognoni, si risolverono di fare la impresa da loro medesimi. Il quale moto presentendo il Triulzio, ricercò subito il senato viniziano che accostasse le genti sue al fiume dell’Adda, e a Ivo d’Allegri significò essere necessario che, partendosi dal Valentino, ritornasse con le genti d’arme franzesi e co’ svizzeri con grandissima celeritá a Milano; e per reprimere il primo impeto degli inimici mandò una parte delle genti a Como, non lo lasciando il sospetto che aveva del popolo milanese voltarvi tutte le forze sue. Ma la sollecitudine de’ fratelli Sforzeschi superò tutta la diligenza degli altri; perché, non aspettate tutte le genti che aveano soldate ma dato ordine che di mano in mano gli seguitassino, passorno con somma prestezza i monti, e saliti in sulle barche che erano nel lago di Como si accostorno a quella cittá: la quale, ritirandosi i franzesi per avere conosciuta la disposizione de’ comaschi, subito gli ricevette. La perdita di Como significata a Milano generò tale sollevazione nel popolo, e quasi in tutti i principali della fazione ghibellina, che giá non si astenevano da tumultuare; in modo che il Triulzio, non vedendo alle cose del re rimedio alcuno, si ridusse subitamente nel castello, e la notte seguente, insieme con le genti d’arme che si erano ritirate nel barco che è contiguo al castello, se ne andò verso Noara, seguitandogli nel ritirarsi i popoli tumultuosamente insino al fiume del Tesino; e lasciate in Novara quattrocento lancie si fermò con l’altre a Mortara, pensando lui e gli altri capitani piú a recuperare il ducato, venendo di Francia nuovo soccorso, che a difenderlo. Entrò dopo la partita de’ franzesi in Milano prima il cardinale Ascanio e di poi Lodovico; aven-