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112 storia d'italia

neamente spogliata di tutte le sue ragioni, avendone nel concistorio trasferito nel duca Valentino sí pienamente il dominio. Ricordargli che, eziandio innanzi a questa concessione, non avevano alla memoria degli uomini posseduto mai i pontefici Faenza, anzi di tempo in tempo l’avevano conceduta a nuovi vicari, non vi riconoscendo altra superioritá che il censo; il quale offerivano prontamente di pagare, in caso vi fussino obligati: né giá i faventini desiderare il dominio della Chiesa anzi, aborrendolo, avere insino all’estremo adorato il nome del Valentino, e mancata di questo ogni speranza essersi precipitati a chiamare i bastardi della famiglia de’ Manfredi. Supplicarlo finalmente che, pontefice, volesse conservare verso il senato viniziano il medesimo amore che aveva avuto quando era cardinale.

Arebbe il pontefice, poi che fu certificato dell’animo de’ viniziani mandato il duca Valentino in Romagna, il quale raccolto da lui, subito che ascese al pontificato, con grande onore e dimostrazione di benivolenza, alloggiava nel palagio pontificale, ma se ne astenne, dubitando che l’andata sua la quale da principio sarebbe stata grata a tutti i popoli non fusse ora molto odiosa, poiché giá tutti si erano ribellati da lui. Restava solamente a’ faventini il ricorso de’ fiorentini: i quali, malcontenti che una cittá tanto vicina pervenisse in potestá de’ viniziani, vi avevano da principio mandato dugento fanti e nutritigli con grande speranza di mandarvi altre genti, per dare loro animo a sostenersi tanto che il pontefice avesse tempo a soccorrergli; ma vedendo che il pontefice non era disposto a pigliare l’armi, e che né l’autoritá del re di Francia, il quale aveva da principio confortato i viniziani a non molestare gli stati del Valentino, era bastante a raffrenargli, non volendo soli implicarsi in guerra con inimici tanto potenti, s’astennono dal mandare loro maggiori aiuti. Però i faventini, esclusi di ogni speranza, e avendo giá l’esercito viniziano, il quale era alloggiato alla chiesa della Osservanza, cominciato a battere con l’artiglierie le mura della cittá, commossi ancora per essersi scoperto uno trattato e presi alcuni