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siano accadute nel mondo, e avendo, per il danno che ne ricevé la cittá di Vinegia, qualche connessitá con le cose italiane, non è al tutto fuora del proposito farne alquanto distesamente memoria.

Coloro i quali speculando, con ingegno e considerazioni maravigliose, il moto e la disposizione del cielo n’hanno dato notizia a’ posteri, figurorno che, per la rotonditá del cielo, discorra dall’occidente all’oriente una linea distante in ogni sua parte egualmente dal polo settentrionale e dal polo meridionale, detta da loro linea equinoziale perché quando il sole è sotto sono allora eguali il dí e la notte; la longitudine della quale linea divisono con la immaginazione in trecento sessanta parti, le quali chiamorono gradi; cosí come il circuito del cielo per mezzo de’ poli è medesimamente gradi trecento sessanta. Dietro alla norma data da questi, i cosmografi, misurando e dividendo la terra, figurorono in terra una linea equinoziale che cade perpendicolarmente sotto la linea celeste figurata dagli astrologi; dividendo similmente quella e il circuito della terra con una linea cadente perpendicolarmente sotto i poli, in latitudine di gradi trecento sessanta: di maniera che dal polo nostro al polo meridionale posono distanza di gradi cent’ottanta, e da ciascuno de’ poli alla linea equinoziale gradi novanta. Queste cose furono dette in generale da’ cosmografi. Ma quanto al particolare dell’abitato della terra, data quella notizia che aveano di una parte della terra che è sotto al nostro emisperio, si persuasono che quella parte della terra che è sotto alla torrida zona, figurata in cielo dagli astrologi (nella quale zona si contiene la linea equinoziale) come piú prossima al sole, fusse per la caliditá sua inabitabile, e che dal nostro emisperio non si potesse procedere alle terre che sono sotto la torrida zona né a quelle che di lá da essa verso il polo meridionale consistono; le quali Tolemeo, per confessione di tutti principe de’ cosmografi, chiamava terre e mari incogniti. Onde ed esso e gli altri presupposono che chi dal nostro emisperio volesse passare al seno arabico e al seno persico, o a quelle parti della India