Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/163

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libro sesto ‐ cap. xiv 157

presso a una piccola giornata a’ confini de’ fiorentini, dove gli sopragiunse un uomo mandato dal gran capitano a comandargli di nuovo che non andasse a Pisa e non offendesse i fiorentini: al quale avendo replicato che era libero di se medesimo poiché il gran capitano non gli avea osservato le cose promesse, andò ad alloggiare appresso a Campiglia, terra de’ fiorentini; ove si fece leggiera scaramuccia tra lui e le genti de’ fiorentini che facevano la massa a Bibbona. Venne poi in su la Cornia, tra’ confini de’ fiorentini e di Sughereto; ma con disegni e speranze molto incerte, rappresentandosegli a ogn’ora maggiore difficoltá: perché né da Piombino aveva piú vettovaglie, né gli mandavano fanti, secondo la intenzione che gli era stata data, Giampagolo Baglione e i Vitelli, le deliberazioni de’ quali si accomodavano volentieri agli esiti delle cose; vedeva ritenersi Pandolfo Petrucci da favorire come prima le cose sue, né era bene certo che i pisani per non disubbidire al gran capitano volessino riceverlo: per le quali cagioni, e perché continuamente si trattava la ricondotta sua, ma con maggiore speranza perché non ricusava piú di stare contento alle cento lancie, si ritirò al Vignale, terra del signore di Piombino, dando nome di aspettarne da Napoli l’ultima determinazione. Ma avuto in questo tempo da’ pisani il consentimento di riceverlo in Pisa, partitosi dal Vignale, dove era stato alloggiato dieci dí, la mattina de’ diciassette d’agosto si scoperse con l’esercito in battaglia alle Caldane, un miglio sotto a Campiglia, con intenzione di combattere quivi con l’esercito fiorentino, il quale vi era andato ad alloggiare il dí davanti, ma era accaduto che avendo per spie venute del campo suo presentito qualche cosa della sua mossa s’era la notte medesima ritirato alle mura di Campiglia: ove conoscendo l’Alviano non gli potere assaltare senza disavvantaggio grande, si voltò al cammino di Pisa per la strada della Torre a San Vincenzio, che è distante da Campiglia cinque miglia. Da altra parte le genti de’ fiorentini, governate da Ercole Bentivoglio, il quale, come era peritissimo del paese, non desiderava per l’opportunitá del sito altro che di fare la giornata