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libro settimo ‐ cap. xii 233

bitá della fortuna, essendo stato prima, lungo tempo, felicissimo di tutti i tiranni d’Italia ed esempio di prospera fortuna; perché in spazio di quaranta anni ne’ quali dominò ad arbitrio suo Bologna (nel qual tempo, non che altro, non sentí mai morte di alcuno de’ suoi) aveva sempre avuto, per sé e per i figliuoli, condotte provisioni e grandissimi onori da tutti i príncipi d’Italia, e liberatosi sempre con grandissima facilitá da tutte le cose che se gli erano dimostrate pericolose: della quale felicitá pareva che principalmente fusse debitore alla fortuna, oltre alla opportunitá del sito di quella cittá, perché secondo il giudicio comune non gli era attribuita laude né di ingegno né di prudenza né di valore eccellente.


XII

Prime azioni di Massimiliano contro i veneziani. Castelli veneziani presi dalle sue milizie. Vittoria dell’Alviano sui tedeschi e suoi successi nel Friuli; presa di Trieste, di Fiume e di Postumia. Vicende della lotta nel Trentino. Tregua fra Massimiliano e i veneziani.

Nel principio dell’anno medesimo Cesare, non volendo piú differire il muovere delle armi, mandò uno araldo a Verona a notificare di volere passare in Italia per la corona imperiale, e dimandare alloggiamento per quattromila cavalli; alla qual cosa i rettori di Verona, consultata prima a Vinegia questa dimanda, gli feciono risposta che se la passata sua non avesse altra cagione che il volere incoronarsi sarebbe onorato da loro sommamente, ma apparire gli effetti diversi da quello che proponeva, poiché aveva condotto a’ loro confini tanto apparato d’armi e d’artiglierie: però venuto a Trento per dare principio alla guerra, fece fare il terzo dí di febbraio una solenne processione, dove andò in persona, avendo innanzi a sé gli araldi imperiali e la spada imperiale nuda; nel progresso della quale Matteo Lango suo segretario, che fu poi vescovo Gurgense, salito in su uno eminente tribunale, publicò in nome di