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opposono perché non vi entrassino. Delle quali cose essendosi querelati i cardinali a Firenze, fu comandato che non si negassino loro né le chiese né gli instrumenti ordinati a celebrare gli offici divini ma che non si costrignesse il clero a intervenirvi; procedendo queste deliberazioni, quasi repugnanti a se stesse, dalle divisioni de’ cittadini: per le quali, ricettando da una parte nelle terre loro il concilio dall’altra lasciandolo vilipendere, si offendeva in un tempo medesimo il pontefice e si dispiaceva al re di Francia. Però i cardinali, giudicando lo stare in Pisa senza armi non essere senza pericolo, e conoscendo diminuirsi, in una cittá che non ubbidiva a’ decreti loro, l’autoritá del concilio, inclinavano a partirsene come prima avessino indirizzate le cose. Ma gli costrinse ad accelerare un caso, il quale benché fusse fortuito ebbe perciò il fondamento dalla mala disposizione degli uomini. Perché avendo un soldato franzese fatto a una meretrice certa insolenza nel luogo publico, e avendo i circostanti cominciato a esclamare, concorsono al romore coll’armi molti franzesi, cosí soldati come familiari de’ cardinali e degli altri prelati; e vi concorsono da altra parte similmente molti del popolo pisano e de’ soldati de’ fiorentini: e gridandosi per quegli il nome di Francia, per questi quello di Marzocco (segno della republica fiorentina), cominciò tra loro uno furioso assalto; ma concorrendovi i capitani franzesi e i capitani de’ fiorentini fu alla fine sedato il tumulto, essendo giá feriti molti di amendue le parti; e tra gli altri Ciattiglione, corso nel principio senza arme per ovviare allo scandolo, e similmente Lautrech concorsovi per la medesima cagione, benché l’uno e l’altro ferito leggiermente. Ma questo accidente empié di tanto spavento i cardinali, congregati per sorte all’ora medesima nella chiesa quivi vicina di San Michele, che fatta il dí seguente la [seconda] sessione, nella quale statuirno che il concilio si trasferisse a Milano, si partirno con grandissima celeritá, innanzi al quintodecimo dí della venuta loro: con somma letizia de’ fiorentini e de’ pisani, ma non meno essendone lieti i prelati che seguitavano il concilio; a’ quali era molesto essere venuti in luogo