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libro duodecimo - cap. iii | 307 |
ritornare a offendere il suo reame. Ricevuti gli statichi partirno subitamente, allegando, per scusazione d’avere convenuto senza il re di Inghilterra, non avere ricevuti al tempo debito i danari promessi da lui. Fu giudicato questa concordia avere salvato il reame di Francia, perché, preso che avessino Digiuno, era in potestá de’ svizzeri correre senza alcuna resistenza insino alle porte di Parigi; ed era verisimile che il re di Inghilterra, passato il fiume della Somma, venisse nella Campagna per unirsi con loro, cosa che non poteva essere impedita da’ franzesi, perché non avendo a quel tempo piú di seimila fanti tedeschi, né essendo ancora arrivato il duca di Ghelleri, erano necessitati a stare rinchiusi per le terre: e nondimeno al re fu molestissima, e si lamentò sommamente del la Tramoglia per la quantitá de’ danari promessi, e molto piú per l’averlo obligato alla cessione delle ragioni, come cosa di troppo pregiudicio e troppo indegna della grandezza e della gloria di quella corona. Però, ancora che il pericolo fusse gravissimo se i svizzeri sdegnati ritornassino di nuovo ad assaltarlo, nondimeno, confidandosi nella propinquitá del verno e nel non essere facile che tanto presto si rimettessino insieme, deliberato ancora di correre piú presto gli ultimi pericoli che privarsi delle ragioni di quel ducato, il quale amava eccessivamente, deliberò di non ratificare, ma cominciò a fare proporre loro nuovi partiti; da’ quali essi alienissimi minacciavano, se la ratificazione non venisse fra certo termine, tagliare il capo agli statichi.
III
Presa Terroana, alla quale lo arciduca pretendeva per antiche ragioni, e il re di Inghilterra diceva essere sua per averla guadagnata con giusta guerra, parve a Cesare e a lui, per