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libro quartodecimo - cap. xii 143

stico, si era differita per dare tempo ai cardinali assenti di andare al conclave, e ultimamente perché il cardinale di Ivrea, andando da Turino a Roma, era stato, per ordine di Prospero Colonna, ritenuto nello stato di Milano, perché come favorevole a’ franzesi non si trovasse al conclave: per il che il collegio fece decreto che tanti dí si tardasse a entrare nel conclave quanti dí fusse stato o fusse per essere impedito il cardinale di Ivrea a passare innanzi. Però, essendo stato liberato, si serrò il conclave il vigesimo settimo dí di dicembre, nel quale intervennono trentanove cardinali: tanto aveva moltiplicato il numero la promozione immoderata fatta da Lione, alla creazione del quale non erano stati presenti piú che ventiquattro cardinali.


XII

Mutamento politico in Perugia. Difficoltá nella nomina del pontefice ed ambizione del cardinale de’ Medici. Elezione di Adriano sesto. Il duca d’Urbino e i Baglioni marciano verso Siena. Apprensioni e provvedimenti dei fiorentini; il fallimento dell’impresa. Tacita tregua d’armi in Umbria in Toscana e nel ducato di Milano.

Fu il primo fatto dell’anno mille cinquecento ventidue la mutazione dello stato di Perugia, succeduta, come fu giudicio comune, non meno per la viltá de’ difensori che per la virtú degli assaltatori. I quali, accresciuti di numero di volontari insino alla somma di dugento uomini d’arme trecento cavalli leggieri e cinquemila fanti, ed entrati nel borgo di San Piero abbandonato da quegli di dentro, dettono, il quarto dí dell’anno nuovo, la battaglia con grandissima quantitá di scale, dalla porta di San Piero da porta Sogli e da porta Brogni e da piú altre parti; avendo prima piantati, per levare le difese, in piú luoghi, sette pezzi di artiglieria da campagna commodati loro dal duca di Ferrara. La quale battaglia, cominciata all’alba del dí e rinfrescata piú volte, si può dire che continuasse quasi tutto il giorno; e ancora che da due o tre luoghi