Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/169

Da Wikisource.

libro quartodecimo - cap. xiv 163

medesimo nel porto. Nondimeno, avendo cominciato il Davalo a percuotere con l’artiglierie la muraglia, si ritornò con maggiore efficacia a’ ragionamento del convenire; e giá rimasti in concordia non appariva piú alcuna difficoltá, quando i fanti spagnuoli, che avevano quel dí battuto una torre presso alla porta, essendo negligenti quegli di dentro alla guardia, forse per la speranza dello accordo, la occuporno, e parte per quella, parte per il muro rovinato, cominciorno senza indugio a entrare nella cittá: per il che, concorrendovi tutta quella parte dell’esercito, il marchese, messi i soldati in ordinanza e mandato a significare a Prospero il successo, dato il segno entrò nella cittá; nella quale, attendendo tutti i soldati e i cittadini chi a fuggire chi a rinchiudersi nelle case, non si faceva alcuna resistenza. L’arcivescovo di Salerno e il capitano della guardia con molti cittadini e soldati, saliti in su le navi, si allargorno nel mare; il doge, il quale per la infermitá non si poteva muovere, fatto chiudere il palazzo mandò a costituirsi in potestá del marchese di Pescara, appresso al quale morí non molti mesi poi. Fu preso Pietro Navarra, tutte le sostanze della cittá andorno in preda de’ vincitori; molte famiglie ricche obligandosi, chi a questa compagnia di soldati chi a quella, di pagare quantitá grande di danari, e assicurandole o con pegni o con cedole di mercatanti, ricomperorno che le case loro non fussino saccheggiate. Salvossi nel medesimo modo il catino, tanto famoso, che con grandissima riverenza si conserva nella chiesa cattedrale. La preda fu inestimabile, di argenti di gioie di danari e di ricchissima supellettile, essendo quella cittá, per la frequentazione della mercatura, piena di infinite ricchezze. In questo fu manco acerba tanta calamitá, che per i prieghi de’ fratelli Adorni, perché la cittá non avea fatto segno alcuno di inimicizia, e perché si poteva dire che giá fusse convenuta, i capitani proveddero che niuno genovese fusse fatto prigione e che non fusse violata alcuna donna. Fu eletto doge di Genova Antoniotto Adorno; il quale, partito che fu l’esercito, con l’artiglierie prestategli da’ fiorentini accampatosi al Castelletto, prese il terzo dí la cittadella e la chiesa di San Fran-