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164 | storia d'italia |
cesco, e il dí seguente il Castelletto, datogli con certe condizioni dal castellano. La mutazione di Genova privò interamente il re di Francia di speranza di potere soccorrere le cose di Lombardia: perciò l’esercito mandato di nuovo da lui, il quale era pervenuto nello astigiano, ritornò di lá da’ monti; e lo Scudo, benché soprasedesse oltre al termine convenuto qualche dí, per alcune difficoltá che nacquono sopra le fortezze di Trezzo di Lecco e di Domodossola, resolute che furno queste, passò con le genti in Francia; osservatagli non solamente la fede, ma per tutto onde passò onoratamente ricevuto e trattato.
XV
Ma nel tempo medesimo che queste cose succedevano in Lombardia, per i travagli di quella parte e per l’assenza del pontefice, non era stata del tutto quieta Bologna; ma molto meno quieta la Toscana. Perché a Bologna Annibale Bentivoglio e con lui Annibale Rangone, raccolti nascostamente circa quattromila uomini, si accostorno una mattina in sull’aurora, con tre pezzi di artiglieria, dalla parte de’ monti, e non sentendo farsi per quegli di dentro strepito alcuno, molti passorono il fosso e appoggiorono le scale alle mura: ma quegli di dentro, che il dí davanti avevano presentita la loro venuta, levato quando parve tempo il romore, e cominciato a dare fuoco all’artiglierie e uscendo molti di fuora ad assaltargli, si messono subitamente in fuga, lasciate l’artiglierie; e nel fuggire fu ferito dalla parte di dietro Annibale Rangone. Credettesi quasi per certo che questa cosa fusse stata tentata con saputa del cardinale de’ Medici; il quale, temendo che il pontefice, o per proprio consiglio o per suggestione di altri, non cercasse, come fusse venuto in Italia, di diminuire la sua grandezza, avesse desiderato che, perturbato da tanta iattura dello stato