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Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/280

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274 storia d'italia

tanto piú col fargli spavento, e anche per sgravare degli alloggiamenti de’ soldati lo stato di Milano che era molto consumato, avevano mandata ad alloggiare in piacentino quattrocento uomini d’arme e ottomila tedeschi, non come inimici, ma ora dicendo che il ducato di Milano non poteva nutrire sí grosso esercito ora minacciando di volergli fare passare in terra di Roma a trovare il duca di Albania, in caso che le genti condotte dagli Orsini non si dissolvessino. Ma erano superflue queste diligenze; perché come il papa fu certificato potere fuggire i pericoli presenti, lasciati gli altri pensieri, si voltò con tutto l’animo alla concordia: perciò, subito udito l’arcivescovo, fece fermare l’auditore della camera per il cammino; e per levare tutte l’occasioni che potessino interromperla operò che il duca di Albania dissolvesse, dai cavalli e fanti oltramontani in fuora, tutto ’l resto dello esercito e gli dette le stanze a Corneto, ricevuta promessa da’ ministri di Cesare di licenziare anche essi le genti loro che erano intorno a Roma, e fermare Ascanio Colonna e altre genti che venivano del regno; e si interpose ancora che i Colonnesi, che cominciavano a molestare le terre degli Orsini, desistessino dall’armi.

Desiderava il pontefice e faceva ogni opera perché nella concordia che e’ trattava col viceré si includessino i viniziani, ma la difficoltá era che essi ricusavano di volere pagare i denari dimandati loro dal viceré; perché dimandava che gli pagassino tanti danari quanti arebbono spesi nelle genti che avevano a contribuire, e che in futuro contribuissino non con gente, ma con danari; dimandando anche il medesimo a tutti quegli i quali erano compresi nella confederazione fatta con Adriano. Ma la durezza de’ viniziani facevano beneficio al pontefice, dando sospizione al viceré che pensassino a nuovi movimenti. Le quali cose mentre si trattano, con speranza certissima d’aversi a conchiudere, i fiorentini, per ordine del pontefice, mandorono al marchese di Pescara, per intrattenimento dello esercito, venticinquemila ducati; ricevuta promessa il pontefice da Giambartolomeo da Gattinara, il quale appresso