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308 storia d'italia

giudicava conveniente che questo suo appetito, nato da cupiditá e da odio implacabile che e’ portava al nome di Prospero, fusse anteposto a ogni altro benché giustissimo rispetto. Però, e con Cesare e con tutto il consiglio erano gravissime le sue querele, e tanto palesi in Italia i suoi lamenti, e con tale detestazione della ingratitudine di Cesare, che dettono animo ad altri di tentare nuovi disegni: donde a Cesare, se e’ non pensava a occupare piú oltre in Italia, si presentò giusta cagione anzi quasi necessitá di fare altri pensieri; e se pure aveva fini ambiziosi ebbe occasione di coprirgli con la piú onesta occasione e col piú giustificato colore che avesse saputo desiderare. Il che, poiché fu origine di grandissimi movimenti, è necessario che molto particolarmente si dichiari.

La guerra che, vivente Leone decimo, fu cominciata da lui e da Cesare per cacciare il re di Francia d’Italia fu presa sotto titolo di restituire Francesco Sforza nel ducato di Milano; e benché in esecuzione di questo, ottenuta la vittoria, gli fusse consegnata la ubbidienza dello stato e il castello di Milano e l’altre fortezze, quando si recuperorono, nondimeno, essendo quello ducato tanto magnifico e tanto opportuno, non cessava il timore avuto nel principio da molti che Cesare aspirasse a insignorirsene, interpretando che lo ostacolo potente che aveva del re di Francia fusse cagione che per ancora tenesse occulta questa cupiditá, perché arebbe alterato i popoli che ardentemente desideravano Francesco Sforza per signore, e concitatasi contro tutta Italia che non sarebbe stata contenta di tanto suo augumento. Teneva adunque Francesco Sforza quello ducato, ma con grandissima suggezione e pesi quasi incredibili: perché, consistendo tutto il fondamento della difesa sua dai franzesi in Cesare e nel suo esercito, era necessitato non solo a osservarlo come suo principe ma ancora a stare sottoposto alla volontá de’ capitani; e gli bisognava sostentare quelle genti che non erano pagate da Cesare, ora col dare loro danari, che si traevano dai sudditi con grandissime angherie e difficoltá, ora col lasciargli vivere a discrizione quando in una quando in un’altra parte, eccetto la cittá di Milano, dello stato: le quali