Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/335

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libro sestodecimo - cap. xii 329

potesse farsi per dopo la sua morte, gli era in modo fedelissimo e ubbidientissimo che pareva che veramente fusse un altro lui; per il che fu sempre piú esaltato dal pontefice, e rimesse a lui ogni dí piú le faccende: le quali, in mano di due nature tanto diverse, mostravano quanto qualche volta convenga bene insieme la mistura di due contrari. L’assiduitá la diligenza l’ordine la gravitá di costui, la facilitá la prodigalitá i piaceri e la ilaritá di quell’altro, facevano credere a molti che Lione fusse governato da Giulio, e che egli per se stesso non fusse uomo da reggere tanto peso, non da nuocere ad alcuno e desiderosissimo di godersi i comodi del pontificato; e allo incontro, che in Giulio fusse animo ambizione cupiditá di cose nuove, in modo che tutte le severitá tutti i movimenti tutte le imprese che si feceno a tempo di Lione si credeva procedessino per istigazione di Giulio, riputato uomo maligno ma di ingegno e di animo grande. La quale opinione del valore suo si confermò e accrebbe dopo la morte di Lione; perché, in tante contradizioni e difficoltá che ebbe, sostenne con tanta dignitá le cose sue che pareva quasi pontefice, e si conservò in modo l’autoritá appresso a molti cardinali che, entrato in due conclavi assoluto padrone di sedici voti, aggiunse finalmente, nonostante infinite contradizioni della maggiore parte e de’ piú vecchi del collegio, dopo la morte di Adriano, al pontificato, non finiti ancora due anni dalla morte di Lione: dove entrò con tanta espettazione che fu fatto giudizio universale che avesse a essere maggiore pontefice e a fare cose maggiori che mai avesse fatte alcuni di coloro che avevano insino a quel dí seduto in quella sedia. Ma si conobbe presto quanto erano stati vani i giudizi fatti di Lione e di lui. Perché in Lione fu di grande lunga piú sufficienza che bontá, ma Giulio ebbe molte condizioni diverse da quello che prima era stato creduto di lui: con ciò sia che e’ non vi fusse né quella cupiditá di cose nuove né quella grandezza e inclinazione di animo a fini generosi e magnanimi che prima era stata l’opinione, e fusse stato piú presto appresso a Lione esecutore e ministro de’ suoi disegni che indirizzatore e intro-