Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/357

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libro sestodecimo - cap. xv 351

cuzione aveva a essere la liberazione del cristianissimo, fu giudizio universale di ciascuno che, liberato, non avesse a dare la Borgogna, per essere membro di troppa importanza al reame di Francia; e, da quegli pochi in fuora che ne avevano confortato Cesare, la corte sua tutta ebbe la medesima opinione. E il gran cancelliere, sopra gli altri, riprendeva e detestava, e con tale veemenza che ancora che avesse comandamento di sottoscrivere la capitolazione, come è uffizio de’ gran cancellieri, ricusò di farlo, allegando che l’autoritá che gli era stata data non doveva essere usata da lui nelle cose pericolose e perniciose come questa; né si potette rimuoverlo dal suo proposito con tutta la indegnazione di Cesare: il quale, poi che lo vidde stare in questa pertinacia, egli proprio la sottoscrisse; e pochi dí poi andò a Madril per stabilire il parentado, e con famigliari e dimestichi parlamenti fondare col re amicizia e benivolenza. Grandi furono le cerimonie e le dimostrazioni di timore tra loro: stetteno molte volte insieme in publico, ebbono soli in segreto piú volte lunghissimi ragionamenti; andorono, portati da una medesima carretta, a uno castello vicino a mezza giornata, dove era la regina Elionora, con la quale contrasse, credo, lo sposalizio. Ma non però, in tanti segni di pace e di amicizia, gli furono allentate le guardie, non allargata la libertá ma, in uno tempo medesimo, carezzato da cognato e guardato da prigione; in modo che si potesse facilmente giudicare che questa fusse una concordia piena di discordia, uno parentado senza amore, e che, in ogni occasione, potrebbeno piú le antiche emulazioni e passioni tra loro che il rispetto delle cose fatte piú per violenza che per altra cagione. Ma avendo consumato piú dí in questi andamenti, ed essendo giá venuta la ratificazione di madama la reggente, con la dichiarazione che in compagnia del Delfino di Francia darebbeno piú presto il secondogenito che i dodici signori, il re partí da Madril, per trovarsi a’ confini dove si aveva a fare il baratto della persona sua co’ piccoli figlioli, e in compagnia sua il viceré autore della sua liberazione; al quale Cesare aveva donato la cittá di Asti e altri stati in Fiandra e nel reame di Napoli.