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ragionamenti d’accordo tra il legato e Francesco Maria insieme co’ suoi capitani, interponendosene lo Scudo e don Ugo di Moncada viceré di Sicilia, mandato dal re cattolico per questo effetto; ma niente era succeduto insino a quel dí, per la durezza delle condizioni proposte da Francesco Maria. Finalmente i fanti spagnuoli, indotti dalle difficoltá che si dimostravano e dalla instanza di don Ugo, il quale trasferitosi a loro e aggiugnendo le minaccie alla autoritá avea dimostrato questa essere precisamente la volontá del re di Spagna, inclinorno alla concordia: la quale, prestando il consentimento benché malvolentieri Francesco Maria, e intervenendovi per il pontefice il vescovo d’Avellino mandato dal legato, si conveniva in questo modo, consentendo ancora i fanti guasconi per la interposizione dello Scudo: che il pontefice pagasse a’ fanti spagnuoli quarantacinque mila ducati, dovuti secondo dicevano per lo stipendio di [quattro] mesi, a’ guasconi e a’ tedeschi uniti con loro ducati [sessanta] mila, partissino tutti, fra otto dí, dallo stato della Chiesa, de’ fiorentini e di Urbino: che Francesco Maria, abbandonato nel termine medesimo tutto quello possedeva, fusse lasciato passare sicuramente a Mantova; potessevi condurre l’artiglierie, tutte le robe sue, e nominatamente quella famosa libreria che con tanta spesa e diligenza era stata fatta da Federigo suo avolo materno, capitano di eserciti chiarissimo di tutti ne’ tempi suoi ma chiaro ancora, intra molte altre egregie virtú, per il patrocinio delle lettere: assolvesselo il pontefice dalle censure, e perdonasse a tutti i sudditi dello stato d’Urbino e a qualunque gli fusse stato contrario in questa guerra. La sostanza delle quali cose mentre che piú prolissamente si riduce nella scrittura, voleva Francesco Maria vi si inserissino certe parole per le quali si inferiva, gli spagnuoli essere quegli che promettevano lasciare al pontefice lo stato di Urbino; la qual cosa essi ricusando, come contraria all’onore loro, vennono insieme a contenzione; onde Francesco Maria, insospettito che non lo vendessino al pontefice, se ne andò all’improviso nel pivieri di Sestina, con parte de’ cavalli leggieri co’ fanti italiani guasconi e tedeschi