Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/93

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libro quartodecimo - cap. ii 87

o mentre che essi sentendo la sua venuta fuggissino della terra o perché, non vi essendo soldati forestieri, il governatore, uomo di professione aliena dalla guerra, e gli altri, spaventati, gliene dessino, o forse nella trepidazione della cittá sperando avere qualche occasione di entrarvi dentro. Presentí qualche cosa il governatore di questo: e benché, non essendo ancora noto l’assalto di Genova, non gli paresse verisimile che lo Scudo senza comandamento del suo re, dando quasi principio alla guerra, entrasse con l’armi nel dominio del pontefice, nondimeno, considerando quali spesso siano gl’impeti de’ franzesi, per non essere del tutto sproveduto, mandò subito a chiamare Guido Rangone che era nel modenese, che la notte medesima venisse a Reggio; ordinò che de’ fanti soldati dal Morone venisse, la notte medesima, quella parte che era in alloggiamenti piú vicini; che il popolo della terra, quale sapeva essere alieno da’ franzesi, al suono della campana si riducesse alla guardia delle porte, consegnata a ciascuno la cura sua. Venne lo Scudo la mattina seguente con quattrocento lancie, dietro alle quali, ma lontano per qualche miglio, veniva Federigo da Bozzole con mille fanti; e avendo, come fu vicino alla terra, mandato Buonavalle uno de’ suoi capitani al governatore a dimandare di volere parlare con lui, si convennono che lo Scudo si accostasse a una portella che entra nel rivellino della porta che va a Parma e che nel luogo medesimo venisse il governatore, sicuro ciascuno di loro sotto la fede l’uno dell’altro. Cosí venuto innanzi lo Scudo, e smontato a piede, si accostò con parecchi gentiluomini a quella porta, donde uscito il governatore cominciorono a parlare insieme; lamentandosi l’uno che nelle terre della Chiesa, contro a’ capitoli della confederazione, si desse ricetto e fomento a’ fuorusciti, adunati per turbare lo stato del re; l’altro che egli, con esercito armato, fusse entrato allo improviso nel dominio della Chiesa. Nel quale stato avendo alcuni del popolo, contro all’ordine dato, aperto una delle porte per introdurre uno carro carico di farina, Buonavalle che era di contro a quella porta, perché le genti dello Scudo sparsesi intorno alle mura ne