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Pieve; e sarebbesi ritirato ne’ terreni de’ fiorentini se loro lo avessino consentito. Era anche entrata la pestilenza in Castel Santo Angelo, con pericolo grande della vita del pontefice; intorno [al quale] morirno alcuni di quegli che servivano la sua persona. Il quale, afflitto da tanti mali, né avendo speranza in altro che nella clemenza di Cesare, gli destinò legato, con consentimento de’ capitani, Alessandro cardinale di Farnese: benché egli, uscito con questa occasione del Castello e di Roma, recusò di andare alla legazione. Desideravano i capitani condurre il pontefice a Gaeta coi tredici cardinali che erano con lui; ma egli, con molta diligenza con prieghi e con arte, procurava il contrario.

Finalmente Lautrech, fatte l’espedizioni necessarie, partí dalla corte l’ultimo dí di giugno con ottocento lance, e con titolo, perché cosí aveva voluto il re, di capitano generale di tutta la lega; e il re di Inghilterra, in luogo de’ diecimila fanti, si era tassato a pagare, cominciando al principio di giugno, scudi trentaduemila ciascuno mese, co’ quali si pagassino diecimila fanti tedeschi sotto Valdemonte, ottima banda e molto esercitata, per avere rotto piú volte i luterani: e i diecimila fanti di Pietro Navarra erano parte franzesi parte italiani. Condusse ancora il re di Francia Andrea Doria, con otto galee e trentaseimila scudi l’anno.

Ma innanzi che Lautrech avesse passato i monti, le genti de’ viniziani e del duca di Milano congiunte andorono a Marignano: donde Antonio de Leva, uscito di Milano co’ fanti tedeschi con ottocento spagnuoli e altanti italiani, e con non molti cavalli, gli costrinse a ritirarsi. Nel quale tempo il castellano di Mus, condotto agli stipendi del re di Francia, mentre che in sul lago di Como aspetta la venuta de’ svizzeri, occupò per inganno la rocca di Monguzzo posta tra Lecco e Como, nella quale abitava Alessandro Bentivogli come in casa propria. Mandò Antonio de Leva Lodovico da Belgioioso a recuperarla, il quale assaltatala invano tornò a Moncia. Ma avendo dipoi Antonio de Leva sentito che il castellano con dumila cinquecento fanti era venuto alla villa di Carato, di-