Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. V, 1929 – BEIC 1848561.djvu/195

Da Wikisource.

libro decimottavo- cap. xvii 189

di Fonterabia, era stato cagione di fargli perdere quello stato. Succedette la cosa dell’Aquila felicemente: perché, come Pietro Navarra, il quale Lautrech vi aveva mandato insino da Fermo, vi si accostò, il principe di Melfi se ne partí, e vi entrò in nome del re di Francia il vescovo della cittá, figliuolo del conte di Montorio. Occuporono per accordo e i fanti tedeschi de’ viniziani Civitella, piccola terra ma forte, posta di lá dal Tronto sette miglia; prevenuti dugento archibusieri spagnuoli i quali camminavano per entrarvi dentro. Seguitò l’esempio della Aquila tutto lo Abruzzi; e arebbe fatto il simigliante, in brevissimo tempo, tutto il reame di Napoli se l’esercito imperiale non fusse uscito di Roma.

Il quale, dopo molte difficoltá e molti tumulti, nati perché i soldati dimandavano di essere pagati del tempo corso dopo la liberazione del pontefice, uscí di Roma il decimosettimo dí di febbraio; dí di grandissimo respiramento alle miserie tanto lunghe del popolo romano se, subito dopo la partita loro, non vi fussino entrati l’abate di Farfa e altri Orsini co’ villani delle terre loro, i quali vi feciono per molti dí gravissimi danni. Restò Roma spogliata, dall’esercito, non solo di una parte grande degli abitatori, con tante case desolate e distrutte, ma eziandio spogliata di statue di colonne di pietre singolari e di molti ornamenti della antichitá; e nondimeno, non volendo partire i tedeschi senza i danari di due paghe, perché gli spagnuoli consentirono di uscirne senza altro pagamento, fu necessitato il pontefice, desideroso che Roma restasse vacua, pagare prima ventimila ducati, i quali pagò sotto colore di liberare i due cardinali statichi, e poi ventimila altri ne riceverono sotto nome del popolo romano; dubitandosi che anche questi non fussino pagati dal pontefice, ma sotto questo nome per dare minore causa di querelarsi a Lautrech: il quale nondimeno si querelò gravissimamente che, co’ danari suoi, fusse stato cagione della partita da Roma dell’esercito, per la quale la vittoria manifestissima si riduceva agli eventi dubbi della guerra. Uscirono, secondo che è fama, di Roma mille cinquecento cavalli quattromila fanti spagnuoli