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lungamente il corpo impedito da dolori, armato in su una sedia, portato da quattro uomini); e giunto a due miglia di Landriano, andando senza suoni, avuto dalle spie San Polo non essere ancora partito da Landriano, accelerato il passo gli assaltò innanzi sapessino la sua venuta: essendo giá il primo squadrone, sotto Gian Tommaso da Gallerá, camminato tanto innanzi che non era a tempo al soccorso de’ suoi. E benché San Polo sperasse ne’ tedeschi, che ne aveva dumila cinquecento, loro cominciorno a ritirarsi; ma furono sostenuti da Gianieronimo da Castiglione e da Claudio Rangone capi di dumila italiani, che combatterno egregiamente; ma al fine, voltando le spalle i cavalli e i tedeschi, gli italiani feciono il medesimo. E San Polo, volendo passare col cavallo una grande fossa restò prigione; e furno presi i cavalli e i carriaggi quasi di tutto lo esercito, e l’artiglieria; e quegli che fuggirono furono svaligiati, presso a Pavia, da’ fanti del Piccinardo che vi erano a guardia. Ma il Martello scrive: che, essendo San Polo a mezzo il cammino tra Landriano e Lardirago, gl’imperiali assaltorno il retroguardo che gli fece piegare, ma scoprendosi una grossa imboscata di archibusieri incamiciati, assaltò la battaglia per fianco e la roppe; che San Polo, smontato a piè, combatté con la picca gagliardamente e restò prigione egli, Gianieronimo da Castiglione, Claudio Rangone, Carbone, Lignach e altri, e la vanguardia menata dal conte Guido, che era giá alloggiata, si salvò in Pavia; che i franzesi si portorono vilmente e i tedeschi il medesimo, e anche gli italiani eccetto Stefano Colonna e Claudio, che restò ferito in una spalla; che le lance si salvorono quasi tutte, e si ridusseno a Pavia circa dumila fanti di varie nazioni col conte Guido e, al principio della notte de’ ventitré, se ne andorno a Lodi, sí impauriti che furono per rompersi da loro medesimi, e ne restorno assai in cammino; e i capitani si scusavano per non essere pagate le genti, delle quali le franzesi se ne ritornorono tutte in Francia.