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libro decimosettimo - cap. viii 45

alloggiati per le case de’ milanesi, non solo costrignevano i padroni delle case a provederli quotidianamente del vitto abbondante e delicato ma eziandio a somministrare loro denari per tutte l’altre cose delle quali avevano o necessitá o appetito; non pretermettendo, per esserne provisti, di usare ogni estrema acerbitá. I quali pesi essendo intollerabili, non avevano i milanesi altro rimedio che cercare di fuggirsi occultamente di Milano, perché il farlo palesemente era proibito: donde, per assicurarsi di questo, molti de’ soldati, massime gli spagnuoli, perché ne’ fanti tedeschi era piú modestia e mansuetudine, tenevano legati per le case molti de’ loro padroni, le donne e i piccoli fanciulli, avendo anche esposta alla libidine loro la maggiore parte di ciascuno sesso e etá. Però, tutte le botteghe di Milano stavano serrate, ciascuno aveva occultate in luoghi sotterranei o altrimenti reconditi le robe delle botteghe le ricchezze delle case e le ricchezze e ornamenti delle chiese; le quali neanche per questo erano in tutto sicure, perché i soldati, sotto specie di cercare dove fussino l’armi, andavano diligentemente investigando per tutti i luoghi della cittá, sforzando ancora i servi delle case a manifestarle: delle quali, quando le trovavano, ne lasciavano a’ padroni quella parte pareva loro. Donde era sopramodo miserabile la faccia di quella cittá, miserabile l’aspetto degli uomini ridotti in somma mestizia e spavento: cosa da muovere estrema commiserazione, ed esempio incredibile della mutazione della fortuna a quegli che l’avevano veduta pochi anni innanzi pienissima di abitatori, e per la richezza de’ cittadini, per il numero infinito delle botteghe ed esercizi, per l’abbondanza e delicatezza di tutte le cose appartenenti al vitto umano, per le superbe pompe e suntuosissimi ornamenti cosí delle donne come degli uomini, per la natura degli abitatori inclinati alle feste e a’ piaceri, non solo piena di gaudio e di letizia ma floridissima e felicissima sopra tutte l’altre cittá di Italia; e ora si vedeva restata quasi senza abitatori, per il danno gravissimo che vi aveva fatto la peste, e per quegli che si erano fuggiti e continuamente si fuggivano; gli uomini