Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/341

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sere arbitro delle differenzie nascessino fra questi principi e disegnato, per quanto si potè comprendere, che avessi a concorrere alla impresa o con gente o con danari. Fatto e publicato questo accordo, subito el re di Francia dette danari a Massimiano e cominciò a mettere in ordine uno esercito grossissimo per venire a tempo nuovo in Italia contro a’ viniziani e revocò da Vinegia lo imbasciadore vi teneva e licenziò quello de’ viniziani che era in Francia. Nel quale tempo essendo ritornato Roan alla corte, chiamati gli imbasciadori nostri, e mostrò loro con quanta spesa facessi la impresa contro a’ viniziani, alla quale moltissime volte era stato stimolato da noi, e che cedeva in nostra grandissima utilitá; richiese che la cittá lo servissi in presto di ducati cinquantamila, e lui ed el re di Spagna si obligherebbono alla protezione nostra per tre anni; aggiugnendo di favorirci alla impresa di Pisa, ed in caso che Pisa s’avessi fra uno anno, noi gli avessimo a dare ducati cinquantamila ed altretanti al re di Spagna; e cosi non s’avendo, non solo non vorrebbe altro, ma ci renderebbe e’ ducati cinquantamila datigli in prestanza. Scrissono gli imbasciadori a Firenze questa dimanda, e parve molto strana, perché, secondo le condizione ragionate prima, non aveva a avere un quattrino innanzi alla avuta di Pisa, e benché promettessi rendergli al caso che Pisa non si avessi, nondimeno non si faceva fondamento l’avessi a fare; pure avendosi speranza di Pisa e considerato che negandogli, era al tutto spacciata quella impresa; considerando ancora la sua venuta in Italia con uno esercito potentissimo, e quanta differenzia fussi l’averlo a avere amico o nimico, si concluse facilmente el farlo e si dette commessione agli imbasciadori che conchiudessino. E però, essendo loro in sul serrare, el re disse essere contento alla protezione nostra contro a ognuno, etiam contro allo imperadore; ma che per rispetto dello imperio non voleva si nominassi, ma si includessi con parole generale; le quale quando non bastassino, che prometteva a parole ed in fatto lo osserverebbe. Avisoronne gli oratori a