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Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 01.djvu/245

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BARRIERA DEL PONTE ROSSO. 203

osteria dove facevano sosta le carrozze ed i barrocci che si dirigevano a Firenze. Oggi da Montorsoli prende nome una stazione della ferrovia Firenze Faenza.

Nella casa di un podere posto in questa località, nacque nel 1507 da Michele d’Agnolo di Poggibonsi che lo lavorava, Angiolo che dal luogo natio si chiamò Montorsoli. Egli si fece frate dell’ordine dei Servi; ma dedicò tutta la sua vita a lavorare di scultura e dopo avere studiato col Sansovino ed essersi inspirato alle opere dei Lombardi divenne valentissimo nell’arte sua.

L’Uccellatojo. - Villa Catellini da Castiglione. — La cima pianeggiante d’un contrafforte che da Monte Morello si spinge verso la valle del Mugnone, porta il nome che il Divino Alighieri nel canto XV del Paradiso ha consacrato a glorioso ricordo:

Non era vinto ancora Montemalo
Dal nostro Uccellatojo.....

Di là passava la vecchia strada che dalla Romagna e dal Mugello guidava a Firenze e da quella vetta appariva splendida in mezzo a’ suoi verdi piani, Firenze. Fin da tempo remotissimo ebbero là una casa i nobili di Castiglione e di Cercina, casa che nel XIV secolo andò in possesso degli Albizzi e che, in tempi più moderni, tornata ai primitivi padroni, serve oggi di villeggiatura agli ultimi discendenti di quella gloriosa famiglia, i Marchesi Catellini da Castiglione

Presso la villa è la Cappella di S. Giuseppe che ha sulla facciata lo stemma degli Albizzi e nell’interno una logora iscrizione dalla quale si rileva che edificata nel 1330 da Piero di Banco di quella famiglia venne restaurata nel 1500 da un altro Banco degli Albizzi e successivamente ancora dal Cav. Matteo.

Non lungi dalla villa, è il grandioso e solido fabbricato che per varj secoli servi ad uso di posta dei cavalli e delle corriere che facevano il servizio su quel frequentatissimo stradale. All’Uccellatojo fecero sosta personaggi illustri fra i quali va ricordato l’Imperatore Federigo III, il quale, recandosi a Roma, venne qui ricevuto solennemente dalla Signoria di Firenze e da S. Antonino arcivescovo.