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BARRIERA DEL PONTE ALL’ASSE. 291

il geniale pittore de’ primi del XVII secolo, ne decorò il cortile di affreschi nei quali ritrasse soggetti mitologici che illustrava con certi suoi versi strampalati. Peccato che a causa delle intemperie e dell’abbandono questi affreschi, come i pregevoli graffiti delle mura esterne, cadessero in gran deperimento! Sempre a cura della famiglia Grazzini in una galleria terrena Luigi Ademollo, pittore milanese macchinoso e non troppo corretto, raffigurò il trionfo di Alessandro Magno.

Dai Grazzini la villa cogli altri beni della famiglia passò per eredità nei Bartolini-Baldelli e per la stessa ragione nei Mori-Ubaldini Alberti dai quali l'acquistava l'Avv. Alessandro Lucii. Oggi la villa è del sig. Gilli il quale con molti e costosi lavori l’ha restituita a conveniente decoro.

Poggio Allegro già Poggio Secco. - Villa Sforni. — Di questa elegante e comoda villa posta sopra un poggetto prossimo alla Castellina, fu lungamente padrona la famiglia dei Sali granajoli e biadajoli facoltosi. Estinta quella famiglia, il possesso passò ai Flammini e da questi nei Belli, poi, nel 1769 nei Picchianti. In tempi più moderni fu del celebre tenore Niccolò Tacchinardi, poi dei Bicceri, quindi dal 1860 al 1876 dell’Avv. Vincenzo Ginanneschi valente agronomo il quale volle cambiarle l’antico nomignolo in quello di Poggio Allegro. Anni addietro fu completamente rifatta ed abbellita dal Capitano Pessuti

Terrìo. - Villa Giraldi. — E uno dei numerosi possessi che la celebre famiglia Carnesecchi ebbe fin da tempo lontano nel popolo di Castello, ed essa lo tenne fino ai primi anni del xvii secolo. Passò allora ai Bandieri e da questi nel 1762 andò per ragioni dotali nei Giraldi i quali sono tuttora proprietarj di questa gaia e ben situata villeggiatura.

Chiesa e Convento della Castellina. — Da quello del vicino borgo di Castello derivò probabilmente il nome di questo edilizio monastico che occupa una situazione deliziosa su di un poggetto che si stacca dalle pendici di Monte Morello. I resti di antichità scoperti qui attorno nell’epoca della costruzione del convento, fanno ritenere