Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
292 | I DINTORNI DI FIRENZE. |
che in questa località dovesse sorgere un edifizio etrusco sostituito poi da una villa romana. I frati Carmelitani che stavano a S. Clemente in Via S. Gallo, eressero fra il 1500 e il 1506 chiesa e convento che vennero quasi interamente rinnovati nel 1644 dal P. Alberto Leoni mantovano. La chiesa soprattutto fu adornata di stucchi e di pitture con tutto lo sfarzo proprio di quel tempo e tuttora è da considerarsi come uno degli esempi più eleganti e caratteristici dell’arte barocca che era allora nel suo periodo più rigoglioso. Un’antica tavoletta colla Madonna, del XIV secolo, una tela del Volterrano regalata dal Granduca Cosimo III e dei dipinti del Meucci, del Bilivert, del Fidani, del Nannetti, del Rimbotti, del Fabbroni, del Colonna, del Laschi, adornano tuttora la chiesa elegantissima.
Chiesa e convento appartengono ancora ai frati di S. Maria del Carmine di Firenze ed il luogo costituisce una simpatica e gaia villeggiatura, deliziata dai boschi pittoreschi in mezzo ai quali saltellano le fresche e limpide acque dei ruscelli.
Nel 1812, su proposta del De Fauchet, prefetto di Firenze, Napoleone I aveva firmato dal quartiere generale presso Mosca, un decreto che trasferiva nella chiesa della Castellina la sede della parrocchia di Rufìgnano, ma le repentine vicende di quel periodo fortunoso impedirono che la traslocazione, per la quale tutto era già stato disposto, si effettuasse.
La Via di Serrezzana che muove da Castello conduce direttamente a Quinto, dove guidano pure diverse altre strade alcune delle quali si trovano in comunicazione colla Via Vittorio Emanuele.
Quinto. — Dalla pietra che lungo l’antica via Cassia segnava il quinto miglio dal Decumano di Firenze Romana, trasse certamente il nome questo leggiadro villaggio costituito da gruppi di case e da splendide ville che circondate da deliziosi giardini, popolano l’estreme pendici de’ colli che muoiono nell’ampia pianura fiorentina.
Nel secolo precedente al 1000 era qui una delle tante corti che costituivano il patrimonio della Mensa fiorentina