Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/109

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sideravi con tanto amore, ma tu avevi distrutto l’incantesimo della vecchia e rotto il circolo incantato nel quale l’imprudente Veronica erasi lasciata prendere.

Ma nè tu, o lettore benevolo, nè alcun altro passò, nè a piedi, nè in carrozza, sopra quella strada, il ventitrè settembre, notte favorevole ai sortilegj, e Veronica morente dalla paura dovette restar seduta presso la caldaja finchè l’opera fosse compita. Ella intese a gemere e a gridare intorno a sè, ella intese mille voci spaventevoli che ruggivano e fremevano, ma non aprì gli occhi, poichè sentiva che la vista degli oggetti spaventevoli, orribili che la circondavano, potrebbe in un momento farle perdere la ragione per sempre. La vecchia aveva finito di frugare nella pentola, il vapore diventava sempre più trasparente e in fine non si vedeva più che una leggiera fiamma di spirito di vino che ardeva in fondo alla caldaja.

La vecchia gridò: “Veronica! mia figlia! mia cara, guarda in fondo! — Che vedi tu dunque? — Che vedi tu dunque?” Ma Veronica non poteva risponderle, nondimeno le sembrava che