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Pagina:I Cairoli delle Marche - La famiglia Cattabeni.djvu/51

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belve, e mettendo alla rapina quanto veniva loro a mano, afferrando, minacciando, percuotendo uomini e donne con mille enormità, con inenarrabili strazi.

Per ordine del Generale in capo Ritucci tutti i prigionieri, non feriti, e feriti dovettero porsi in rango, anche se non avessero potuto trascinarsi; e sospeso il ritratto del Re ad un fucile, veniva recato trionfalmente dinanzi a noi. Mentre schierati in rango attendevamo la decisione della nostra sorte, vedevansi in mezzo a gran fuochi, alimentati colle mobilie de’ manomessi cittadini, ardere i morti; e per la striscia di loro bianca luce apparivano i miseri corpi dei prodi compagni nostri.

Ed ecco il Generale Ritucci posato di fronte a noi in fiero atteggiamento — arringarci così — Assassini!… Briganti!… e non soldati, e come masnadieri meritate essere tosto qui fucilati (breve pavesa) Il nostro buon Re generosamente si compiace di donarvi e farvi grazia della vita. Così anziché comandare il fuoco, dato il comando A fianco destro… marche, ecco avvicinarsi di nuovo il Negri, che consigliato dall’egregia indole sua, volle prima di tutto provvedere ai feriti.

Il Colonnello Cattabeni era per tre piaghe in pericolo di vita; ed egli stesso datogli di braccio lo accompagnò nella pianura posta al di sotto della città per scortarlo passo passo fin dove stavasi accampata l’ambulanza.

Sulla via per la quale discendevamo, salivano serrate a piena strada le truppe bavaresi comandate dal Von-Michel. I loro sguardi, iracondi, rivolti tutti verso noi, — quegli accenti stranieri, del più vivace significato di scherno e d’ingiuria, accompagnati da atti di fiera minaccia rendevano benefica la presenza del Negri, pel cui favore non potendo avventarsi su noi provavano godimento a mostrarci, per dispetto, l’acqua che tenevano nelle boraccine, indovinando quell’arsura setata, che si suole sempre sentire a combattimento cessato.

Peggio si fu per tutti gli altri sventurati compagni nostri, che condotti prigionieri senza protezione d’alcuno, rimasti a qualche distanza da noi alla balia dei barbari soldati, vennero lungo tutta la via sottoposti ad ogni oltraggio e guidati a calci di fucile sino a Gaeta.

Ambulanza borbonica.


Attorno a campestre casolare, su piccolo rialzo di terra, attiguo alla via consolare, stavano sparsi i feriti Borbonici, su barelle, sopra giacigli posticci, e più a disagio sulla nuda terra, addolorati, mutilati, fasciati, e con opportuni rimedi risarciti e tratti da morte dagli ufficiali sanitari.