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I Vicerè 103

imaginazione; il suo romanzo, il vangelo che le serviva a riconoscere gli eletti tra la turba, i veri nobili tra la plebe degli ignobili e la «gramigna» dei nobili falsi. «Chiaramente, per tvtti gli Hiſpani genologiſti ſi ſcorge, coi svoi felici ſvcceſſi e con le occaſioni debbite, qvale vna delle più antiche e ſublimi famiglie delli regni di Ualenza e d’Aragona la famiglia Vzeda, e per tvtto è uolgato eſſer ella ſiffattamente cognominata dal nome, di vna ſva terra detta la baronia di Vzeda, qvale alcanzò da qvei Re in ricompenſo dei ſvoi ſervigi et indi coi Trionfi della militia nel Svpremo Cielo delle glorie militari peruenne.» Questo stile era d’una suprema eleganza, d’una straordinaria magnificenza per donna Ferdinanda, la quale leggeva effetivamente uolgato, peruenne e faceva già troppo; poichè essendo una «porcheria» per le donne della sua casta, al principio del secolo, sapere di lettere, ella aveva appreso a legger da sè, pei bisogni delle sue speculazioni.

Ora, con questo infatuamento della zitellona per la propria eccelsa origine e per l’istituzione della nobiltà in generale, la principessa pensò di dar per moglie a Raimondo, chi? Una Palmi di Milazzo, la figliuola d’un barone «da dieci scudi» del quale il Mugnòs non faceva e non poteva fare la più lontana menzione! Gloriavasi, questo «barone» Palmi, di certi privilegi di centocinquant’anni addietro; ma che erano centocinquant’anni paragonati ai secoli di nobiltà degli Uzeda? Senza contare che di questi privilegi non parlava neppure il marchese di Villabianca, autore fiorito nientemeno che un secolo dopo il Mugnòs!... La principessa, a cui la nobiltà stava a cuore, se non quanto a donna Ferdinanda, certo moltissimo, aveva giudicato invece sufficienti e fors’anche soverchi quei centocinquant’anni dei Palmi, giusto perchè, volendo che la moglie del suo Raimondo fosse sottomessa dinanzi al beniamino come una schiava dinanzi al padrone, e che egli potesse trattarla d’alto in basso e farne quel che gil piaceva, aveva perfino pensato un momento di sceglier per lui l’umile figliuola