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14 | I Vicerè |
Don Lodovico arrivò con la carrozza di San Nicola; e nella Sala Gialla tutti s’alzarono all’apparire del Priore. Chiara e Lucrezia gli andarono incontro, gli presero ciascuna una mano, e la marchesa, cadendo in ginocchio, proruppe:
― Lodovico!... Lodovico!... La nostra povera mamma!
Tacevano tutti, guardando quel gruppo: la cugina, con gli occhi rossi, mormorava:
― È una cosa che strazia l’anima!
Il Priore, chinatosi sulla sorella, la rialzò senza guardarla in viso, e nel silenzio generale, rotto da brevi singhiozzi repressi, disse, alzando gli occhi asciutti al cielo:
― Il Signore l’ha chiamata a sè... Chiniamo la fronte ai decreti della Provvidenza divina... ― e poichè Chiara voleva baciargli la mano, egli si schermì: ― No, no, sorella mia... ― e la strinse al petto, baciandola in fronte.
― Perchè si nasce!... ― esclamò dolorosamente don Giacomo all’orecchio di don Mariano; ma questi, scrollando il capo, si fece innanzi con piglio risoluto:
― Basta adesso, signori miei!... I morti son morti, e il pianto non li risuscita... Pensate alla vostra salute, adesso, che è l’importante...
― Coraggio, poveretti!... ― confermò la cugina Graziella, prendendo per mano le cugine, costringendole amorosamente a sedere; mentre il marchese baciava sua moglie in fronte, le asciugava gli occhi, le parlava all’orecchio, e donna Ferdinanda, poco portata alle scene patetiche, si metteva il principino sulle ginocchia.
Il biglietto del signor Marco passava di mano in mano; il Priore manifestava anch’egli l’intenzione di partire per il Belvedere, ma i lavapiatti protestarono:
― Per far che cosa?... Angustiarsi per niente?... Se si potesse dar aiuto...
― Partirei io! ― soggiunse la cugina.
― Aspettiamo, piuttosto; ― propose il marchese. ― Giacomo manderà certo a dire qualcosa...