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596 I Vicerè

è lui quello che parla, è il male.... Egli non sa ciò che dice....» Ma, scorgendo le vesti nere, l’infermo gridava: «E voialtri corvacci, che volete?... Fiutate la carne umana, corvacci?... Via di qua!... Via di qua!...» La crisi finì con un pianto dirotto. Egli promise Messe alle anime del Purgatorio, ceri e lampade a tutte le Madonne e a tutti i Crocifissi, chiese perdono ai suoi, scongiurando che non lo abbandonassero. Teresa, inginocchiata al suo capezzale, lo indusse a lasciarsi operare un’altra volta.

— Fate.... fate come volete.... Ma non mi lasciate!... Per carità, per l’anima di tua madre! non mi lasciare....

Ella assistè al macello. Dapprima, la vista del padre che per l’azione del cloroformio, sotto la maschera di feltro, s’agitò, rise, disse parole incomprensibili, poi si quetò, impallidì, parve morto, le gelò il sangue nelle vene; ma ella fece forza a sè stessa per non essere di impaccio ai dottori; e con una straordinaria tensione della volontà vinse i proprii nervi. Ma alla vista dei ferri, alle zaffate dell’acido fenico che si mescolavano alle esalazioni dell’anestetico, un senso di freddo le salì al cuore, un moto di nausea le passò per la gola, e a un tratto le parve che tutte le cose girassero.

— Vada via! Vada via!... — le diceva il chirurgo quando tornò in sensi; ma ella scosse il capo: aveva promesso, restò.

Non vedeva la piaga, ma il gesto circolare che l’operatore faceva col braccio, il sangue che sprizzò sui grembiali del chirurgo e degli assistenti, che macchiò il letto e il pavimento, che fece più disgustoso l’odore dell’aria. Quanto sangue! Quanto sangue! Se ne colmavano grandi bacili; vuotati, si ricolmavano.... Ella stava dall’altro lato del letto, tenendo una mano del padre, fredda come quella d’un cadavere. Non poteva nè pregare nè pensare, vinta dall’orrore: una sola idea occupava il suo spirito: «Quando finiranno?... Non finiranno più?...»

Non finivano mai. Come un artefice alle prese con la