Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/345

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“Che diavolo?” disse don Rodrigo: “tu mi riesci ora un can da pagliaio che ha cuore appena d’avventarsi alle gambe di chi passa su la porta, guardandosi indietro se quei di casa lo spalleggiano, e non s’assicura di allontanarsi quattro passi!”

“Credo, signor padrone, di aver dato prove.....

“Dunque!”

“Dunque” ripigliò francamente il Griso, messo così al punto, “dunque vossignoria faccia conto ch’io non abbia parlato: cuor di leone, gamba di lepre, e son pronto a partire.”

“E io non ho detto che tu vada solo. Piglia con te un paio dei migliori.... lo Sfregiato, e il Tira-dritto, e va di buon animo, e sii il Griso. Che diavolo! Tre facce come le vostre, e che passano tranquillamente, chi vuoi che non sia contento di lasciarle passare? Bisognerebbe che ai birri di Monza la vita fosse ben venuta a noia, per metterla su contra cento scudi a un giuoco così rischioso. E poi e poi, non credo di essere così sconosciuto colà, che la qualità di mio servitore non vi si conti per nulla.”

Fatto al Griso questo po’ di vergogna, gli diede poi più ampie e particolari istruzioni.