Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/55

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con le parole che gli uscivano di bocca, quel farsi quasi nuovo del matrimonio così espressamente concertato, e sopra tutto quell’accennare sempre qualche gran cosa, non dicendo mai nulla di chiaro, tutte queste circostanze messe insieme facevano pensare a Renzo che ci fosse sotto un mistero diverso da quello che don Abbondio aveva voluto indicare. Stette il giovane in forse un momento di tornare indietro, per metterlo alle strette e farlo parlar più chiaro; ma levando gli occhi vide Perpetua che gli camminava dinanzi ed entrava in un orticello pochi passi distante dalla casa. Le diede una voce, ch’ella apriva lo sportello, studiò il passo, la raggiunse, la ritenne sull’uscio, e col disegno di scovare qualche cosa di più positivo, si fermò ad appiccare discorso con essa.

“Buondì, Perpetua: io sperava che oggi saremmo stati allegri insieme.”

“Ma! quel che Dio vuole, il mio povero Renzo.”

“Fatemi un piacere: il signor curato mi ha impastocchiate certe ragioni che non ho potuto ben capire: spiegatemi voi meglio il perchè egli non può o non vuole maritarci oggi.”

“Oh! vi par egli ch’io sappia i segreti del mio padrone?"