Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/252

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negli anelli, e le imposte si spalancarono. L’innominato dalla soglia girò un’occhiata nella stanza; e al lume d’una lucerna che ardeva sur un trespolo, vide Lucia acquattata per terra, nell’angolo il più lontano dalla porta.

“Chi ti ha detto che tu la gittassi là come un sacco di cenci, malnata?” disse alla vecchia, con un cipiglio iroso.

“S’è posta dove ha voluto,” rispose umilmente colei: “io ho fatto il possibile per farle coraggio: lo può dire anch’essa: ma non c’è verso.”

“Levatevi,” diss’egli a Lucia, fattosele presso. Ma ella, a cui il picchiare, l’aprire, la pedata, la voce, avevan portato un nuovo e più oscuro sgomento nell’animo sgomentato, stavasi più che mai raggomitolata nell’angolo, col volto occultato nelle palme, e non si movendo se non in quanto tremava tutta.

“Levatevi, che non voglio farvi male.... e posso farvi del bene,” ripetè il signore. “... Levatevi!” tuonò poi quella voce, irata dell’aver due volte comandato invano.

Come rinvigorita dallo spavento, l’infelicissima si rizzò subitamente ginocchioni; e giugnendo le palme, come si sarebbe posta dinanzi ad una immagine sacra, alzò gli occhi