Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/253

Da Wikisource.
250

al volto dell’innominato, e riabbassandoli tosto, disse: “son qui: mi uccida.”

“V’ho detto che non voglio farvi male” rispose con voce mitigata l’innominato, affisando quelle fattezze perturbate dall’accoramento e dal terrore.

“Coraggio, coraggio,” diceva la vecchia: “se vi dice egli stesso che non vuol farvi male....

“E perchè,” riprese Lucia con una voce in cui fra il tremito dello spavento si sentiva pure una certa sicurezza della indegnazione disperata, “perchè mi fa ella patire le pene dell’inferno? Che le ho fatto io?....”

“V’hanno forse maltrattata? Parlate.”

“Oh maltrattata! M’hanno presa a tradimento, per forza! Perchè? Perchè m’hanno presa? Perchè son qui? Dove sono? Sono una povera creatura: che le ho fatto? Nel nome di Dio....

“Dio, Dio,” interruppe l’innominato: “sempre Dio: coloro che non possono difendersi da sè, che non hanno la forza, sempre han questo Dio da mettere in campo, come se gli avessero parlato. Che cosa pretendete con codesta vostra parola? Di farmi....?” e lasciò la frase a mezzo.

“O Signore! pretendere! Che cosa posso