Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/377

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“la c’è, e la verrà qui, e sarà mia moglie; e tu hai da essere testimonio, e, peste o non peste, almeno qualche ora, voglio che stiamo allegri.”

Del resto mantenne ciò, che aveva detto all’amico di voler contargliene tutto il giorno; tanto più, che, avendo sempre continuato a piovigginare, questi lo passò tutto al coperto, parte seduto a canto all’amico, parte in faccenda dietro a una sua tinella e a una picciola botte, e ad altri lavori preparatorii per la vendemmia e per la fattura del vino; nel che Renzo non lasciò di dargli mano; chè, come soleva dire, era di quelli che si stancano più a non far niente, che a lavorare. Non potè però tenersi di fare una scorserella fino alla casa d’Agnese, per rivedere una certa finestra, e per dare anche lì una fregatina di mani. Andò, e tornò inosservato, e si corcò per tempo. Per tempo si levò il mattino vegnente; e, veggendo cessata l’acqua, se non tornato il sereno, si mise tostò in via per Pasturo.

Era ancor per tempo quando vi giunse chè non aveva manco fretta e voglia di finire, di quel che possa averne il lettore. Cercò d’Agnese; udì ch’ell’era sana e in buono, e gli fu indicata una casetta isolata dov’ella stava.