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100 I ricordi del Capitano D'Arce

quelli che mi conducevate in casa per aiutarvi a passare le sere insieme a me. — Hadow specialmente, che ha i più bei denti di cristianità e mi faceva perdere la testa colla sua gaiezza. Voi non ve ne siete neppure accorto, ahimè!

Poi che siete partito ho paura di Hadow, e partirò anch’ io appena mi sarò rimessa del tutto, per tornare in Europa. Questo cielo implacabilmente azzurro m’acceca e mi fa male. Gioconda, che sta preparando i bauli, ha trovato degli oggetti che avete dimenticato qui: una scatola da sigarette, un fazzoletto colla vostra cifra. Vi porterò ogni cosa a Napoli, dove vi ho conosciuto, e dove ho lasciato degli altri amici come voi. Ve lo restituirò poi laggiù, il fazzoletto, “terso di lagrime„ quando vi rivedrò, se vi rivedo, e tornerete da me, come gli altri amici. Adesso mi sento abbastanza forte per affrontare il viaggio di ritorno. M’avete perdonato le pene e le noie che vi ho date da Genova sin qua? Come siete stato buono e affettuoso con questa povera ammalata! — malata di corpo e d’anima. — Quanto m’avete resa felice, e come m’avete guastata! Ieri sera, quando ci lasciammo, “ho fatto i capricci„ proprio come una bimba viziata. Non me ne do pace, no, Riccardo!