Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/119

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Ciò ch'è in fondo al bicchiere 109

no! La tentazione ormai era lontana, e le aveva lasciato i lividori sulle carni. — Tanto che sorrideva al marito, quando egli era ancora lì, come a dirgli: — Vedi, che male c’è?...

Aveva preso un quartiere in via di Chiaja, per stare notte e giorno in mezzo al rumore e al movimento della città; perchè gli amici venissero a trovarla più facilmente, all’uscire dal teatro o prima di pranzo, e riceveva specialmente il mercoledì sera. Suo marito stesso me ne aveva fatto cenno al caffè, prima di partire, dimenticando le sue prevenzioni contrarie e forse anche i suoi sospetti: — Venga a trovarla, povera Ginevra. Le farà tanto piacere.

Ella accoglieva con gran festa tutti quanti. Appena mi vide, mi corse incontro col suo bel sorriso che innamorava, stendendomi le mani. Era proprio tornata la bella signora Silverio che ci faceva perdere la testa a tutti noi della Regia Marina, quando i disinganni e le amarezze non avevano ancora spento il suo bel sorriso civettuolo, e messo qualcosa di duro nella linea delle sue labbra. — Ho lasciato tutto lì, le noie, le cose tristi! — pareva dire; e faceva un gesto grazioso col braccio esile, accennando lontano, allorché tornavano nel discorso i ricordi malinconici.