Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/127

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Ciò ch'è in fondo al bicchiere 117

sia, tutta la nobiltà dell’animo. E l’ultima rottura fra di noi, l’ingiuria che non potè perdonarmi, fu quando gli offrii d’aiutarlo, io ch’ero parte di lui, che vivevo soltanto per lui, che gli avevo sacrificato ben altro, che non sapevo cosa farmi del mio denaro.... Mi lasciava appunto per questo, perchè egli non ne aveva più. L’onore degli uomini è così fatto. Poi, quand’egli fu partito, colui che aveva detto di non poter vivere senza di me, lasciandomi sola e moribonda in un albergo.... mio marito ebbe pietà di me — lui che non mi amava più e non doveva più amarmi.... Pagò un altro debito d’onore anche lui....

Parlava calma, con un filo di voce, interrompendosi di tratto in tratto e lasciando morire in un soffio certe parole. Le passò sul volto un sorriso che la fece sembrare più pallida.

— Povero D’Arce! V’ho intronate le orecchie per narrarvi le solite storie. Cose che succedono a tutti... Lo sappiamo e torniamo a cascarci. Allora vuol dire che dev’essere così, non è vero? Anche voi....

Nel luglio e l’agosto stette meglio. Però non si lasciò indurre a mutar paese per qualche tempo. Il silenzio e la quiete della campagna le facevano paura. Volle piuttosto andare alla festa di Piedigrotta. S’era