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Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/179

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brile, e fu più volte sul punto di domandargliene premurosamente il motivo; ma se n’astenne.

Lando Laurentano era in quell’animo per una ragione, a cui il Salvo non avrebbe potuto neppur lontanamente pensare in quel momento: cioè, l’enorme impressione prodotta in tutta Roma dal suicidio di Corrado Selmi.

Se n’era divulgata la notizia la sera stessa, che egli usciva con Mauro da casa Vella. Il grido d’un gìornalajo glien’aveva dato l’annunzio. Aveva fatto fermar la vettura per comperare il giornale. Ma, anzichè dargli gioja, quell’annunzio improvviso lo aveva in prima stordito. Aveva ordinato al vetturino d’accostarsi a un fanale, per leggere, non ostante l’impazienza di Mauro; aveva saltato il lungo commento necrologico premesso alle notizie sul suicidio, ed era corso con gli occhi a queste. Dal racconto del cameriere del Selmi aveva saputo, prima, l’aggressione a mano armata del nipote di Roberto Auriti, quando già il Selmi aveva ingojato il veleno; poi.... ah poi!... una visita, che il giornalista diceva drammaticissima, al Selmi appena spirato, “d’una dama velata„ di cui, per degni rispetti, non si faceva il nome, “accorsa, — seguitava il cronista, — ignara del suicidio, forse per dare ajuto e conforto all’amico, dopo la sfida da lui lanciata, la mattina, all’intera assemblea„.

Lando Laurentano non aveva avuto alcun dubbio, che quella dama velata fosse donna Giannetta D’Atri, sua cugina; e aveva strappato il giornale, con schifo e con rabbia, gridando al vetturino di correre a casa. Qua aveva trovato in smaniosa ambascia Celsina Pigna e Olindo Passalacqua, che cercavano disperatamente Antonio Del Re, scomparso dalla mattina. Eran sembrate così inopportune a